ALVEARE
/ percorsi performativi / performative events
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VOLUME I
29.5/2.6 2008
turno 1 h. 20.00 + turno 2 h. 21.30
Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci Sale Espositive
ingresso / ticket € 7
prenotazione obbligatoria / reservation needed

RIMINI PROTOKOLL (D)
– MADE IN ITALY

JUNKSPACE

foto di Andrea Abati

un progetto di / a project by: Daniel Wetzel (Rimini Protokoll)
con: persone che vivono a Prato / with people living in Prato
drammaturgia / dramaturgy: Barbara Weigel
assistente / assistant: Augusto Buzzegoli
interprete / interpreter: Peter Yu
www.rimini-protokoll.de
"compagnia che ha vinto il X Premio Europa per le Nuove Realtà Teatrali"
in collaborazione con/In collaboration with: Goethe-Institut Italien
Tutti i campi d’azione (palcoscenici) producono segni connessi al mondo. Le fabbriche creano prodotti dotati di segni che indicano da quale parte del mondo provengono. Una volta questi segni producevano anche esempi di valore indipendentemente dalla qualità dei prodotti e delle loro origini. Hanno poi iniziato a fluttuare e danzare intorno al globo. E così è venuta meno l’idea che la qualità del lavoro sia legata all’area geografica di provenienza. La situazione economica della quale tutti noi qui più o meno beneficiamo – compreso fare un festival come questo e la base di tutto questo, cioè le condizioni di lavoro di schiavitù per molte più persone di noi – può essere trovata senza lunghi voli aerei ma con un giro in Vespa nei dintorni. Il punto di partenza di questo work in progress sono delle domande: che cosa servirà per trasferire una piccola fabbrica dai cortili pratesi al palcoscenico di un teatro pubblico? Sarebbero entrambi al lavoro, alle prese con quello che sono soliti fare, sia gli operai che il pubblico, ma anche il palcoscenico. Quali sono le necessità di un allestimento che non produce solo segni ma contemporaneamente anche abiti made in Italy? Quale sarà quindi il dramma, la trama, l’effetto suscitato? E gli applausi? Troveremo degli operai che apprezzano l’attenzione del pubblico? E forse i lavoratori cinesi irregolari si regolarizzeranno firmando contratti di scrittura con un teatro pubblico? E se tutti gli interpreti cantassero “Aida” mentre lavorano sul palcoscenico?

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All the stages are producing signs related to the world. Factories let out products with signs indicating from where in the world they come. These signs once also induced patterns of value apart from the quality of the products and their origins. They have started to float and dance around the globe. And the statemend that quality of work would be related to the geographical place where it’s taking place has failed. The economic conditions we all benefit from here more or less - including doing a festival like this and the basis for this – slavery like labour conditions for people more than us - can be found without long distance flights, on a Vespa, in the neighbourhood. The starting point for this work in progress are the questions: What will be required to transfer a small manufactury from the backyards of Prato on a public theatre stage? Both would be at work, the workers doing what they used to do, the audience what it used to do, the stage what it used to do. What are the requirements of a stage design that does not only produce signs but also clothes made in Italy at the same time? What will be drama then, the plot, what will be sensation then? And applause? Will we find workers who appreciate the attention of an audience? Would maybe illegal chinese workers become legalized by signing actor’s contracts with a public theatre? And what if all the performers would sing, Aida“ at work on stage?