28.5 > 31.5 09
ALVEARE VOLUME II
Officina Giovani, h. 22.30
Max 50 pers. a sera / max 50 people per show
Prenotazione Obbligatoria / booking is mandatory
Biglietto / ticket 7,00 € (rid. 5,00 €)
I SACCHI DI SABBIA (I)
DAL DON GIOVANNI DI W. A. MOZART |
con / with Maria Teresa Abbate, Arianna Benvenuti, Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Maria Pacelli, Matteo Pizzanelli, Federico Polacci, Giulia Solano
un progetto di / realized by Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo
L’atto fondante di questo Don Giovanni è parodico. Un’orchestrina bizzarra si trova casualmente alle prese con l’opera di Mozart. Deve eseguirla, pur non possedendo alcun strumento musicale, e non conoscendo la musica. Il pubblico assiste a un pionieristico tentativo di riproduzione del Don Giovanni.
Gli orchestrali si accorgono che riproducendo l’opera fanno un sacco di boccacce e che queste non hanno a che fare coi loro stati interiori. Sono degli ipocriti? Poco male: eseguono il Don Giovanni.
Realizzano poi che le boccacce sono una forma di eversione: l’ultima che gli è concessa? Ne sono entusiasti.
E si chiedono: un atto parodico - l’atto cioè che porta in scena non “le cose in sé”, ma i loro rovesci - può rifondare un’ontologia della finzione? E qui si arrendono piegati da un ragionamento troppo complesso.
This Don Giovanni is based on a parodic act. A bizarre orchestra finds itself in the throes of the Mozart’s opera. It has this task to perform, despite its total lack of musical instruments and knowledge about the opera. The public attends a pioneer attempt to reproduce the Don Giovanni. During the performance they realize that they grimace a lot and make rude noises, and that those things haven’t nothing to do with their inner states. Are they hypocrites? They are performing the Don Giovanni. They further realize that their grimaces are just a form of escape: is it the last one they will be given? They are enthusiastic about this. Finally they ask themselves: can a parodic act – that is to say an act which does not stage “things in themselves” but their reverses – in some way reestablishes an ontology of fiction? And at this point they yield before a too complex reasoning. |